Al Consiglio dei ministri di martedì prossimo potrebbe approdare il Dl sullo snellimento degli adempimenti tributari. Ma il suo oggetto potrebbe essere anche più ampio visto che, insieme a una serie di norme anti-evasione, è atteso un pacchetto di correttivi al federalismo municipale.
Che potrebbe essere mini, se si decidesse di intervenire solo sull'esenzione degli immobili dei Comuni o dell'edilizia popolare, o maxi, se fosse invece accompagnato da un aumento della manovrabilità delle aliquote in abbinata a una revisione parziale del patto di stabilità.
Per ammissione dello stesso sottosegretario all'Economia, Vieri Ceriani, l'urgenza di intervenire sulla riforma federale c'è. Come ha confermato lui stesso nel corso di un'audizione davanti alla commissione bicamerale la settimana scorsa la manutenzione principale toccherà il fisco dei Comuni dopo che il decreto salva-Italia di dicembre ha ripristinato il prelievo sulla prima casa e anticipando l'ingresso della nuova imposta municipale sugli immobili dal 2014 al 2012. Stabilendo, peraltro, che il gettito sarà ripartito fifty fifty tra Stato e sindaci.
Due scelte, queste, che hanno scombinato i piani dei primi cittadini alle prese con la chiusura dei bilanci preventivi (su cui si veda altro articolo qui accanto) e fatto sorgere più di un punto interrogativo sul funzionamento del fondo sperimentale di riequilibrio che deve sostenere le città con una minore capacità fiscale. In teoria l'Esecutivo potrebbe anche decidere di usare i Dlgs correttivi/integrativi previsti dalla legge delega (la 42 del 2009, ndr). Ma l'impressione è che preferisca ricorrere a un decreto legge, nello specifico quello sulle semplificazioni fiscali, come del resto confermano gli appunti che Ceriani ha riservato alla legge 42 durante il suo intervento in bicamerale.
Ciò significa che la manutenzione potrebbe arrivare in due tempi e con due strumenti: quella ordinaria con Dl, quella straordinaria con uno o più Dlgs. La prima dovrebbe risolvere le questioni più urgenti (dall'esenzione per gli immobili comunali e quelli storici all'aliquota applicabile alle case degli ex Iacp e degli enti no profit); la seconda potrebbe invece portare al ridisegno del fondo di riequilibrio auspicato dall'Anci, per il quale però bisognerà aspettare i dati sul gettito degli acconti Imu di giugno, e alla definizione di un fondo perequativo definitivo collegato ai fabbisogni standard. Ma il governo potrebbe anche decidere di approfittare del decreto legge per realizzare un'altra delle proposte formulate in Parlamento da Ceriani: allentare i vincoli del patto di stabilità su alcune spese (ad esempio il personale) rendendo ancora più stringenti i saldi complessivi e aumentando i margini di manovrabilità sulle aliquote. Anche se il vicepresidente della bicamerale, Marco Causi (Pd), suggerisce di rendere più flessibile la detrazione di 200 euro a famiglia prevista dal decreto «salva Italia». Ma in questi casi le decisioni finali saranno fortemente influenzate dalle risorse finanziarie disponibili.
Sempre in materia di Imu, ma questa volta in chiave semplificazioni, potrebbe entrare nel Dl un meccanismo già sperimentato ai tempi dell'Ici: per il primo appuntamento con l'Imu contribuenti e Caf potranno liquidare l'acconto di giugno con le aliquote di base (4 per mille sulla prima casa e 7,6 su tutti gli altri immobili)e la detrazione fissata dalla legge per l'abitazione principale.
Il Dl allo studio, che sarà accompagnato di fatto con una riscrittura integrale della delega fiscale oggi all'esame della Camera, punterebbe a snellire adempimenti come la liquidazione dell'Iva di gruppo o il cosiddetto spesometro, nonché a razionalizzare, magari accorpandole in una soltanto, alcune delle comunicazioni recentemente introdotte per monitorare soprattutto le operazioni internazionali e contrastare le frodi Iva.
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