Ieri l'Istat ha certificato con la sua stima relativa al quarto trimestre del 2011 che per il secondo trimestre consecutivo l'attività produttiva ha subito una flessione e che dunque può parlarsi in senso tecnico di recessione. Secondo le valutazioni preliminari, infatti il Pil è sceso dello 0,7 per cento nell'ultimo scorcio dell'anno passato dopo il meno 0,2 per cento fatto registrare tra luglio e settembre. In termini tendenziali il Pil dell'ultima parte dell'anno è diminuito dello 0,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010. Il risultato complessivo, annota l'istituto di statistica, è il frutto di una dinamica positiva del valore aggiunto in agricoltura, di un andamento negativo per l'industria e stazionario nel campo dei servizi. Nel complesso, nel 2011 il Pil è aumentato dello 0,4 per cento. Ma l'ombra delle recessione già si allunga sull'anno in corso: per il solo effetto di trascinamento statistico la crescita già acquisita (cioè quella che si avrebbe se in tutti gli altri trimestri del 2012 la variazione del prodotto fosse zero) è pari a meno 0,6 per cento.
«Adesso – osserva Fedele De Novellis, economista del Ref di Milano – il punto vero è capire se la stabilizzazione dei mercati e il miglioramento delle aspettative già in parte ottenuto grazie alla credibilità delle manovre del governo Monti si otterrà pienamente, il che dovrebbe permettere, in base alle nostre valutazioni di tornare in zona crescita già nel terzo trimestre dell'anno oppure se le turbolenze proseguiranno». È proprio sull'entità di questi rischi verso il basso, del resto, che si gioca la differenza fra le varie previsioni in circolazione: il Ref così come Confindustria o Banca d'Italia stimano che complessivamente quest'anno il Pil dovrebbe registrare una flessione intorno all'1 e mezzo per cento. Poi, come si sa, c'è anche chi, come il Fondo monetario è più pessimista e ha stimato che la contrazione della crescita per il nostro paese sarà pari a meno 2,2 per cento, quest'anno. Al riguardo il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, sottolinea come il Paese sia entrato «in forte recessione», e come questo avvenga «dopo dieci anni di crescita insufficiente e molto inferiore al resto d'Europa» ma, sottolinea, non bisogna rassegnarsi: occorre trovare «il coraggio di attuare riforme profonde». Passera, da sempre sostiene che l'unica strada per tornare alla crescita sia quella di attivare, simultaneamente, tutti i motori che la possono stimolare. E lo fa a maggior ragione oggi, con la recessione conclamata. È necessario puntare a provvedimenti «che assicurino la crescita sostenibile e nel lungo periodo».
Il calo del Pil
+0,4%
Il dato del 2011
Secondo l'Istat, il Prodotto interno lordo corretto per gli effetti di calendario ha registrato l'anno scorso una lieve crescita, grazie soprattutto all'incremento registrato nei primi sei mesi del 2011. L'Istituto nazionale di statistica sottolinea come l'anno scorso ha avuto tre giornate lavorative in meno rispetto ai dodici mesi precedenti. L'incremento 2011 è così in forte frenata rispetto al 2010, che aveva riportato un +1,4% (dato corretto per gli effetti di calendario)
-0,6%
Trend acquisito per il 2012
La recessione di fine 2011 farà sentire il suo impatto negativo anche all'inizio di quest'anno. La crescita acquisita del prodotto interno lordo, cioè quella su base annua che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei quattro trimestri di questo anno, è in territorio negativo per più di mezzo punto percentuale, sottolinea l'Istituto nazionale di statistica. Il Fondo monetario internazionale stima comunque per il 2012 un Pil in calo del 2,2%
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