L'Ufficio di Presidenza del Senato ha adottato la decisione presa anche dalla Camera di decurtare del 13% le indennità dei parlamentari.
È utile essere chiari: questo è solo un mancato aumento, non si tratta di una riduzione delle indennità ma di un modo per evitare che ci fossero aumenti.
Con la decisione è stato infatti annullato l'effetto fiscale che il passaggio del trattamento previdenziale dal vitalizio al sistema contributivo possa determinare un aumento del netto in busta paga a causa del diverso trattamento fiscale di cui godono i due regimi.
Essendo i contributi previdenziali non tassati, l'ammontare dell'indennità dei parlamentari sarebbe infatti aumentata di circa 1.300 euro lordi, 6-700 euro netti. Cifra che è stata invece decurtata dall'indennità.
In base a questi tagli lo stipendio base medio dei parlamentari, senatori e deputati, resterà quindi di circa 5 mila euro netti.
La conseguenza immediata di quest'ultima decisione consiste in un risparmio strutturale annuo di circa 6 milioni di euro.
A differenza della Camera, che ha indirizzato le risorse risparmiate ad un fondo a tutela di eventuali ricorsi, l'Ufficio di Presidenza del Senato ha deciso invece di accogliere la proposta della Lega Nord di portare queste somme risparmiate per ridurre le spese in bilancio.
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