In continua crescita il debito italiano, secondo i dati di Bankitalia a nulla sembra essere servita la serie infinita di previsioni per arginare la drammatica situazione della spesa pubblica prevista dalla spending review, né tutte le misure atte all’immediato risparmio. Sicuramente la situazione è ancora troppo prematura per fornire delle sentenze sui benefici promossi dalle ultime riforme, ma se ci si basa solo sui dati che saltano all’occhio, sembra essere una condizione non molto felice per le casse dello Stato, che vedono attestare il debito pubblico a un nuovo dato record di 1.966,303 miliardi di euro.
Il supplemento al bollettino statistico offerto dalla Banca d’Italia risposta che nel primi 5 mesi del 2012 le entrate tributarie si sono dimostrate maggiori dell’1,14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Da ricordare che nel solo mese di maggio le entrate dell’Erario sono risultate in crescita del 4,64% rispetto a quelle ottenute nel maggio del 2011.
I dati di Bankitalia riportano un incremento del debito in un solo mese di 17,1 miliardi, mentre a livello annuale, l’esborso è stato di 5 miliardi maggiore rispetto a quello dell’anno 2011 per via dei finanziamenti in favore degli Stati dell’area euro maggiormente colpiti dalla crisi. Tutto ciò sembra essere in contraddizione con i dati e le notizie recepite quotidianamente da tutte le fonti d’informazione: i dati dimostrano comunque che si è avuto un incremento delle entrate tributarie, salendo dell’1,1% rispetto all’anno precedente.
Secondo Via Nazionale, l’aumento si è avuto innanzitutto per via “dell’aumento di disponibilità liquide detenute dal Tesoro (per 8,3 miliardi), al fabbisogno (6,2 miliardi), a scarti di emissione dovuti all’emissione di titoli sotto la pari (per 2,3 miliardi), alle variazioni del cambio (per 0,2 miliardi)”.
Anche le imprese la vedono critica: è infatti questo il dato ottenuto dall’intervista a circa 750 imprese riguardo l’andamento dell’occupazione da qui ai prossimi mesi. Si pensa infatti a un andamento negativo delle condizioni a tre mesi dell’occupazione: soprattutto al Sud e al centro i dati dimostrano un’altissima percentuale di coloro che vedono in negativo la situazione futura dell’occupazione, mentre cresce il dato nazionale sul saldo negativo tra le attese di miglioramento e peggioramento da 9,5% a 17,1%.
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