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Disoccupazione in Italia ed Europa

Disoccupato
Cinquanta milioni di posti di lavoro persi nel mondo dall’inizio della crisi ad oggi e un tasso di disoccupazione media del 6,1%. L'Italia fa persino peggio: disoccupazione al 9,7% e trend negativo per tutti gli indicatori relativi al lavoro all’insegna di una crisi che tocca da vicino le PMI. Il rapporto delle Nazioni Unite analizza la crisi del mondo del lavoro individuandone le piaghe più drammatiche:
  • disoccupazione di lunga durata (oltre il 40% di chi cerca lavoro è senza occupazione da oltre un anno).
  • disoccupazione giovanile (in aumento nell’80% dei paesi più sviluppati e nei 2/3 di quelli emergenti)
Lo studio punta il dito contro le politiche economiche concentrate sull‘austerità fiscale piuttosto che sul rilancio dell’occupazione. Una scelta che, sottolinea il report, in diversi casi non è stata utile a risanare i conti ma in compenso ha aggravato la crisi del lavoro.  Gli unici sei paesi industrializzati che dal 2007 ad oggi hanno aumentato l’occupazione sono Austria, Germania, Israele, Lussemburgo, Malta e Polonia. Secondo la scheda del report dedicata all’Italia: il tasso di occupazione a fine 2011 indicava 56,9% mentre la disoccupazione in Italia (9,7%) saliva dell’1,9% sul 2010 (al top da 10 anni), risultando in termini reali anche più alta considerando anche i lavoratori in cassa integrazione (che formalmente non risultano disoccupati).
  • La disoccupazione giovanile al 32,6% è più che raddoppiata dal 2008.
  • I disoccupati di lunga durata (51,1% del totale, sopra la media mondiale).
  • I Neet (giovani che non studiano, nè lavorano o frequentano corsi di formazione) sono 1,5 milioni.
Peggiora anche la qualità del lavoro: aumento dei contratti precari, con il tempo determinato e il part-time rispettivamente al 13,4% e al 15,2% dell’occupazione totale. Il part-time nella metà dei casi è imposto, percentuale che sale al 68% per il tempo determinato.  Il report sottolinea che "l’Italia è entrata nella seconda fase di recessione consecutiva dall’inizio della crisi globale", la crisi è aggravata dal fatto che gli stipendi crescono meno dell’inflazione, le varie misure di austerità decise "rischiano di alimentare ulteriormente il ciclo della recessione e di rinviare ancora l’inizio della ripresa economica e il risanamento fiscale".

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