Draghi si e' detto "profondamente preoccupato" per il credito che "ha rallentato nel secondo semestre 2011, con un'accelerazione del trend negativo a fine anno". I sondaggi e i dati economici non tengono ancora conto della prima, rilevante, mossa della Bce: l'asta a tre anni che ha concesso 489 mld alle banche europee. C'e' dunque la speranza che qualcosa possa essere cambiato gia' a inizio anno. Ma Draghi e' ancora cauto: "Alcune banche hanno usato i fondi per rifinanziare i bond, quindi non si e' trattato di nuova raccolta". Inoltre il presidente Bce ha menzionato, tra i fattori che bloccano il credito, anche la stretta sul capitale dell'Eba e l'avversione al rischio dei mercati. Ma ora le banche, ha ricordato Draghi, non devono perdere il prossimo appuntamento con la liquidita', la seconda asta a tre mesi del 29 febbraio. "Alcuni istituti hanno voluto dare una prova di forza dicendo di non averne bisogno. Ma non ci deve essere alcuna preoccupazione nel chiedere i fondi. Le aste sono fatte per essere usate". Bastera' la moral suasion del numero uno Bce? Ubs e Credit Suisse hanno gia' detto che non parteciperanno, e anche Ing e' sul punto di defilarsi. Gia' nella prima operazione di dicembre, grandi istituti come Deutsche Bank e Barclays non sono ricorsi all'Eurotower. A quanto risulta, anche le due maggiori banche italiane, Intesa e Unicredit, considerano l'ipotesi di non prendere un euro dalle casse di Francoforte. Insomma, c'e' il timore che questo atteggiamento si diffonda in tutta Europa: messa in ordine la raccolta, le banche potrebbero non essere interessate a sostenere l'economia, data soprattutto la bassa qualita' media del credito. Draghi ha ammesso che alla fine si tratterra' di una "decisione di business" ed e' rimasto vago sull'esito dell'operazione: "Secondo gli analisti, i volumi della seconda asta saranno in linea con la prima", ha ricordato. red/vit
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