L'Italia, succube del gas più di ogni altro paese europeo, incrocia le dita. Si fida delle promesse russe di un progressivo rientro dell'emergenza che ci taglia le forniture (in effetti ieri l'ammanco dalla direttrice nord si è ridotto a poco più del 15% rispetto al 30% della scorsa settimana). Ma si attrezza doverosamente per gestire lo scenario peggiore.
Tra le polemiche, anche qui, come accade per gli sconquassi provocati dalla cattiva gestione del maltempo. Che proprio ieri, in perfetta "sinergia" con l'emergenza metanifera continentale, ci ha regalato un record anche nella richiesta nazionale del sempre più egemone metano, arrivata a 440 milioni di metri cubi giornalieri, fortunatamente immessi in rete ma solo grazie ad un extra-ricorso agli stoccaggi per 140 milioni di metri cubi (su 13 miliardi di metri cubi accantonati, tra modulazione e riserve strategiche).
A far bene i conti abbiamo parecchi giorni di relativa tranquillità anche nell'ipotesi peggiore. E intanto la Russia rassicura, con la certificazione della Ue: la crisi della forniture metanifere sta rientrando.
Paolo Scaroni, numero uno dell'Eni, ha acceso però il cerino: fino a mercoledì (domani) l'Italia andrà avanti in piena sicurezza. Da Sud l'Algeria pompa il massimo, ma anche lì con qualche incognita legata all'insolito scenario glaciale che la sta martoriando. E pompa a pieno ritmo anche la Libia, riconnessa. Ma non abbastanza da sostituire gli ammanchi dalla Russia rispetto alla richiesta. E il maltempo non solo alimenta il nostro fabbisogno ma frena, intanto, anche una preziosa integrazione: il nuovo rigassificatore di Rovigo marcia a metà perché le navi hanno difficoltà ad attraccare.
E così la terapia preventiva è già, nei fatti, scattata. Con il via alle prime procedure rivolte alle utenze industriali "interrompibili" (quelle che pagano il gas di meno rendendosi appunto disponibili a tagliare se serve): prime riduzioni autonome ma obbligate. E poi chissà. Il chissà per ora non esiste, rassicura per ora il Governo attraverso il "comitato di crisi gas" riunito ieri (e riconvocato ogni 24 ore) per concludere con una rassicurazione alle famiglie: distacchi mai. «Situazione critica ma ben monitorata» rimarca il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, che però aggiunge: «Se avessimo realizzato i rigassificatori, almeno quelli già approvati, potremmo guardare con più serenità» alla attuale crisi del gas.
Prima stretta agli "interrompibili". E via, contemporaneamente, sempre da oggi, al funzionamento delle delle centrali elettriche a olio combustibile in parziale sostituzione di quelle a gas (la maggioranza), che normalmente sonnecchiano "a riserva" perché più inquinanti e meno remunerative. «Sono, intanto, 25 milioni di metri cubi di gas in meno al giorno» quantifica Scaroni. Con qualche prevedibile aggravio in più in termini economici per il paese, come dimostra il segnale che giunge da Londra, dove i prezzi dei futures sul gasolio da riscaldamento hanno raggiunto i massimi.
Un altolà viene da Confindustria: guai a staccare le industrie prima di aver dato sufficientemente fondo agli stoccaggi nazionali di gas, afferma il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia affiancata dai rappresentanti delle industrie energivore. «Per gli imprenditori, che hanno già subito lo sciopero dei Tir e in alcune aree del paese i problemi della neve, rischiare adesso anche l'interruzione di produzione anche per il gas – incalza Marcegaglia – può diventare un problema». «Ci sono i contratti cosiddetti interrompibili - spiega - ma è importante che non si esageri su questo perché ciò penalizzerebbe ulteriormente le aziende che hanno già avuto grossi problemi».
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