Il Foreign Exchange Market più noto come Forex o mercato delle valute è il più grande mercato del mondo.
Già nell’aprile del 2010 gli scambi su questo mercato avevano raggiunto i 4.000 miliardi di dollari al giorno! Si tratta di una montagna di denaro pari a più di un quarto di tutto il Prodotto interno lordo degli Stati Uniti di quello stesso anno e ben oltre il doppio del Pil italiano del 2010.
Queste somme vengono scambiate sul Forex in maniera continua dal lunedì mattina al venerdì sera in ogni angolo del globo e su tutti i mercati. Si tratta dunque di un mercato che non si ferma mai, con l'eccezione del sabato e della domenica. Al riguardo, però, va anche sottolineato che i listini di Tel Aviv e Abu Dhabi sono aperti la domenica e fanno dunque eccezione anche all'interruzione del fine settimana per il resto globalmente rispettata.
Questo flusso enorme e continuo di denaro consente le variazioni immediate e continue dei rapporti tra le monete e stabilisce quindi in ogni istante quanti dollari o yen (per esempio) vale un euro. In un certo senso è un mercato perfetto perché i volumi sono così elevati che difficilmente può essere alterata la dialettica tra domanda e offerta. Per altri versi la struttura decentrata e non perfettamente regolata del Forex rende questo scambio continuo assai incerto.
L’intima natura del Forex è infatti Over the counter ossia è priva di quei meccanismi di standardizzazione e trasparenza tipici dei mercati regolamentati come Borsa Italiana o il Nyse a Wall Street. Quando nel 2006 il Chicago Mercantile Exchange e Reuters tentarono di imporre un mercato centrale regolato con una cassa di compensazione fallirono miseramente. In pratica i contratti vengono scambiati direttamente tra parti senza una piattaforma di contrattazione che standardizzi i contratti stessi, garantisca i prezzi e il rischio di controparte.
Esiste però una piazza che domina sulle altre: è quella di Londra con più di un terzo degli scambi globali. Seguono New York (17,9% del mercato valutario mondiale), Tokyo (6,2%), Singapore (5,3%), Svizzera (5,2%) e Hong Kong (4,7%).
La nascita di questo mercato è avvenuta intorno agli anni Settanta con il crollo del sistema di Bretton Woods. Proprio il giorno di ferragosto del 1971 l’Amministrazione Nixon interrompeva unilateralmente la convertibilità del dollaro con l’oro e avviava l’epoca delle libere oscillazioni delle monete di cui è figlio il Forex.
Il tipo di contrattazioni più diffuso è quello dei Foreign Exchange Swap che registra scambi giornalieri per 1.765 miliardi di dollari. Seguono i contratti spot (ossia con regolazione del contratto a due giorni o nel giorno lavorativo successivo) che si oppongono ai contratti future tipicamente a scadenza di tre mesi. Questo mercato “immediato” da solo copre 1.500 miliardi di dollari di scambi al giorno sui 4 mila complessivi del Forex. A distanza vengono gli outright forward (475 miliardi di dollari) e la categoria opzioni e altri prodotti (207 miliardi di dollari). Restano infine i currency swap che ammontano a 43 miliardi di dollari di contratti scambiati quotidianamente.
Le oscillazioni dei cambi tra le valute rispondono a una serie articolatissima di variabili tra le quali vanno ricordati i fattori macroeconomici dei paesi con un mercato nella valuta in questione (per esempio prodotto interno lordo, bilancia dei pagamenti, debito pubblico e altro ancora) o anche fattori di politica monetaria (un innalzamento dei tassi d’interesse praticati da una banca centrale farà crescere il “valore” della valuta emessa dalla stessa banca centrale).
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