Il Senato non approva e il decreto sulla spending review si ferma. Dall'Aula di palazzo Madama arriva il via libera, con il parere contrario dell'Esecutivo, a un emendamento a firma di Adriana Poli Bortone. Questo cancella l'esplicita esclusione degli organi costituzionali, Parlamento e Presidenza della Repubblica, dai poteri sui tagli alla spesa per beni e servizi attribuiti dal provvedimento al super-commissario, Enrico Bondi. Ma negli sviluppi operativi della spending review cambierà poco visto che la Costituzione garantisce autonomia alle Camere come al Quirinale. Tra i nuovi poteri attribuiti a Bondi, la possibilità di intervenire direttamente oltre che sulle società a totale partecipazione pubblica anche su quelle «non quotate controllate da soggetti pubblici» e di ottimizzare, in collaborazione con l'Agenzia del Demanio, la gestione degli immobili. Il super-commissario, per raggiungere i suoi obiettivi, potrà anche utilizzare la Guardia di finanza.
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