E’ stato presentato al Parlamento il Rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti. Il documento si concentra sui rischi ai quali si potrebbe andare in contro qualora non si decidesse di prendere provvedimenti al fine di ridurre l’elevato aggravio fiscale. Il rapporto evidenzia una crescita esorbitante che sta caratterizzando la pressione tributaria italiana e ciò potrebbe condurre a una recessione ben più acuta di quella attuale, comportando l’insorgere di un cosiddetto periodo “di avvitamento”.
La Corte dei Conti ha tracciato il percorso che ha condotto il presente governo verso l’opzione di un aggravio fiscale sulle spalle dei contribuenti. L’analisi presentata non critica le scelte dell’esecutivo, bensì sottolinea come queste abbiano la necessità di essere accompagnate da altre modalità di sostegno. In sostanza, sul finire del 2011, quando la squadra tecnica sostituì il governo politico, fu necessario far fronte alle esigenze insorte a causa della crisi economica con decisioni incisive sul versante tributario. Le disposizioni esecutive di dicembre, però, andavano ad aggiungersi a quelle adottate nell’estate del medesimo anno, in base alle quali più dei due terzi delle maggiori risorse di bilancio dovevano essere reperite dalle entrate erariali. Tuttavia non si può negare che tali provvedimenti abbiano tagliato le ali alla ricrescita e dando spazio a “impulsi recessivi”. In effetti, la magistratura contabile spiega che, con l’intento di agire nell’immediato per arginare la crisi, l’Esecutivo tecnico “rafforzava le dimensioni dell'intervento correttivo, aggiungendo misure integrative di correzione e confermando il ricorso prevalente alla leva tributaria per l'intero orizzonte programmatico. La scelta di accentuare la manovra dal lato delle entrate pubbliche risponde, evidentemente, all'esigenza - prosegue la Corte - di assicurare il pareggio di bilancio già nel 2013 in un contesto reso più difficile dalla crisi finanziaria e dai rischi circa la sostenibilità del debito dei paesi europei più esposti. Nei fatti, l'aumento discrezionale della pressione fiscale contrasta la caduta del gettito provocata dalla perdita permanente di prodotto”.
A parere della Corte dei Conti, che per avere dei risultati migliori che vadano a conciliarsi anche con la crescita sia necessario scovare strade percorribili in maniera meno devastante per i contribuenti e per il circuito economico italiano. Pertanto, i magistrati contabili nel loro rapporto hanno sottolineato che sia opportuno operare “sui fattori che bloccano la crescita, per recuperare, ma solo grazie a maggiori incrementi del Pil, il gettito mancante”. Pertanto, risulta “ridurre il debito, da realizzare attraverso la dismissione di quote importanti del patrimonio pubblico”. Altra soluzione avanzata dalla Corte dei Conti riguarda il contrasto all’evasione e all’elusione tributaria, più volte tacciata come vera piaga del sistema fiscale del nostro Paese. “Sostanzialmente esauriti i margini finora offerti dalle entrate volontarie, a cominciare da quelle per giochi, e dall'efficientamento dell'attività di riscossione, si rafforzano, pertanto, le ragioni – spiega Luigi Giampaolino, presidente della Corte - per puntare sulla soluzione dell'ampliamento della base imponibile, assegnando alla lotta all'evasione ed all'elusione e al ridimensionamento dell'erosione il compito di assicurare margini consistenti per un riequilibrio del sistema di prelievi al fine poter almeno in parte conciliare rigore, equità e crescita”.
Sempre in merito al recupero delle risorse finanziare per raggiungere il pareggio di bilancio in tempi brevi senza incidere sulla pressione tributaria già molto alta, la magistratura contabile ha individuato una strada alternativa a partire dal contenimento degli sprechi nel sistema sanitario nazionale. “I percorsi di rientro della spesa sanitaria hanno presentato contraddizioni e criticità, evidenziate dai frequenti episodi di corruzione a danno della collettività”, si spiega nel Rapporto 2012. In seno al settore sanitario vi sono stati certamente dei grandi passi in avanti, spesso però frenati da “fenomeni di inappropriatezza organizzativa e gestionale che opportunamente ne fanno un ricorrente oggetto di attenzione ai fini dei programmi di tagli si spesa”. Pertanto, risulta sempre più opportuno adottare misure che smascherino gli episodi di corruzione, ai quali si può pienamente attribuire il motivo di un’evidente lentezza e di sprechi tanto esagerati. In definitiva, la Corte dei Conti ricorda che precorsi di rientro di tale natura “sono stati positivamente sperimentati in questi anni, seppur non senza contraddizioni e criticità”.
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