Tenere acceso più a lungo il riscaldamento è la prima manovra di difesa di fronte a un termometro che scende, ma è anche quella che peserà di più sulle tasche degli italiani. Rispetto al mese di gennaio il consumo di metano nelle abitazioni è aumentato durante l'emergenza gelo del 30 per cento. Una famiglia media consuma mediamente
1400 metri cubi di gas all'anno. "Se il freddo durerà ancora nelle prossime settimane - calcola Mauro Zanini, vicepresidente di Federconsumatori - ogni famiglia avrà bisogno di almeno 150 metri cubi in più, quindi la bolletta aumenterà complessivamente di circa 135 euro all'anno". E già, nelle previsioni, il 2012 era stato valutato come l'anno in cui si sarebbe consumato più metano dal dopoguerra ad oggi. Era previsto un + 10,2 per cento sul 2011. Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera ha assicurato che monitorerà attentamente eventuali rincari delle bollette dovuti all'emergenza gas. La sua decisione di attivare la procedura di contenimento dei consumi a livello industriale è stata però criticata dal consorzio Gas Intensive: "Sta mettendo in fortissima difficoltà le imprese".
Campi distrutti, morie di bovini e pesci, imprese agricole paralizzate. Il gelo calato il 2 febbraio sull'Italia ha causato fino ad oggi al settore agroalimentare danni per oltre 350 milioni di euro. Cifra che cresce di 50 milioni al giorno, secondo il monitoraggio della Confederazione Italiana degli Agricoltori. Le Marche e il Piemonte chiederanno lo stato di calamità naturale. Il ghiaccio ha "bruciato" il 30 per cento dei raccolti in campo aperto (cavolfiori, radicchio, carciofi, cicoria). 120 mila tonnellate di frutta e verdura, 250 mila litri di latte, 1 milione di uova e 2 mila tonnellate di carne sono stati rovinati dal gelo o sono marciti nei camion che non potevano circolare (la consegna di merce deperibile ai mercati all'ingrosso si è ridotta del 60 per cento). Sono ferme da una settimana 50 mila imprese agricole, 8 mila sono senza luce e acqua. Colpiti anche gli allevamenti: 8 mila capi di bestiame sono morti per il freddo o perché schiacciati nel crollo dei tetti delle stalle. Le mareggiate e l'acqua arrivata a cinque gradi sotto zero hanno distrutto le coltivazioni di mitili e le valli da pesca del Friuli, provocando morie di orate e spigole con danni per 2,2 milioni di euro.
Produzione ridotta ma soprattutto tanta speculazione dietro i rincari dei prezzi di frutta e verdura fresca. In soli tre giorni, ad esempio, il costo delle zucchine è raddoppiato, un chilo ieri costava 8 euro al mercato. L'insalata costava 2 euro il 15 gennaio, prima dell'emergenza maltempo e prima anche del fermo dei tir, oggi costa 5,5 euro con un aumento del 175 per cento. Prezzi gonfiati anche per arance, mele, pere, melanzane. I carciofi si vendono a 1,5 euro al pezzo, + 200 per cento rispetto a gennaio. Al momento, dunque, la spesa mensile della famiglia italiana è aumentata mediamente di 20 euro, secondo l'Osservatorio nazionale Federconsumatori. "Ma siamo solo agli inizi - avverte il presidente, Rosario Trefiletti - le previsioni ci dicono che il maltempo continuerà, quindi i fenomeni di accaparramento nei supermercati potrebbero diventare incontrollabili". In quel caso la ricaduta sulla spesa mensile per la famiglia media salirebbe al 40 per cento, quindi a 132,89 euro in più al mese.
La neve e il conseguente mancato approvvigionamento di materie prime hanno "spento" centinaia di aziende, soprattutto in Romagna, nelle Marche e in Abruzzo. Ma a soffrire un crollo drammatico degli affari sono stati gli autotrasportatori, che non hanno potuto viaggiare sulle arterie principali della viabilità italiana per il ghiaccio e per il blocco della circolazione ai mezzi di stazza superiore alle 7,5 tonnellate attuato dai concessionari delle autostrade (è la prima misura dei piani antineve, fortemente contestata dai camionisti). Il fatturato dell'autotrasporto si è ridotto del 70 per cento nelle Regioni del versante adriatico, per un mancato guadagno - stima la Fita-Cna - di 150 milioni di euro. Le consegne all'estero sono diminuite del 20 per cento. La Confederazione degli artigiani lancia l'allarme anche per le aziende: nelle Marche il calo di produzione è stato del 30 per cento totale, a Urbino del 40 per cento (10 milioni di euro i danni stimati). In Romagna, tra Forlì e Cesena, il 25 per cento delle aziende ha chiuso per almeno un giorno, con mancati guadagni per 25 milioni di euro.
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