Cambiamenti in vista per il testo del Ddl che contiene la riforma del lavoro attualmente all’esame della Commissione Lavoro del Senato: dopo l'azione pressante delle imprese e gli ultimi incontri tra Confindustria, forze politiche e rappresentanti delle PMI sembra raggiunto un accordo politico su partite Iva , contratti a termine e licenziamenti.
In materia di partite IVA, il testo originario del Ddl prevede che i contratti di consulenza vengano trasformati “automaticamente” in collaborazioni coordinate e continuative e in contratti a tempo indeterminato se il rapporto dura da più di sei mesi, rappresenta almeno il 75% del reddito del prestatore d’opera e la postazione di lavoro è presso il datore di lavoro. Le imprese chiedono:
- che i sei mesi diventino un rapporto pluriennale.
- che il lavoro sia in regime di mono-committenza
- che la postazione di lavoro sia prevalentemente nei locali del committente.
- che sia eliminata la clausola sulla trasformazione automatica del rapporto di lavoro (per i contratti in essere entro un anno dall’entrata in vigore) ma che i requisiti divengano materia di attività ispettiva.
Quanto ai contratti a tempo determinato, le imprese vorrebbero eliminare l‘obbligo di causale per il primo contratto, che il ddl prevede solo per sei mesi. In pratica, il primo contratto a termine non andrebbe più motivato.
La richiesta è anche quella di rendere applicabile a tutti gli stagionali l’esenzione dal contributo aggiuntivo dell’1,4% (quello che va a finanziare l’Aspi), per ridurre i tempi fra un contratto e l’altro, e per non considerare nel computo dei 36 mesi (dopo i quali deve scattare l’assunzione a tempo indeterminato) i periodi di lavoro somministrato.
In relazione all’apprendistato, le imprese chiedono di poterlo applicare fino a 32 anni (e non 29) e di allungarne la durata a quattro anni (invece che tre).
Ci sono poi limature anche sulla flessibilità in uscita, ovvero sull’articolo 18, che riguardano in particolare due punti:
- per i licenziamenti disciplinari, eliminazione del riferimento alla “sanzione conservativa” in base alla quale il giudice può decidere il reintegro (in pratica, si vuole limitare la discrezionalità del giudice di disporre il reintegro).
- per i licenziamenti economici, durante la fase di conciliazione obbligatoria, si pensa a una sorta di “moratoria” della malattia.
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