L’Aspi e la mini Aspi sostituiscono i preesistenti sussidi di disoccupazione; in vigore dal 1 gennaio 2013 la tassa sul licenziamento è nata per finanziare i nuovi ammortizzatori sociali, infatti, quando un datore di lavoro licenzia un dipentende deve versare il contributo Aspi. Questo è dovuto in tutti i casi di interruzione di un
rapporto di lavoro a tempo indeterminato, escludendo però le ipotesi di perdita del lavoro per dimissioni e risoluzione consensuale.
Per il pagamento la legge prevede che si paghi il mese successivo a quello del licenziamento. Tuttavia per le risoluzioni dei rapporti di lavoro avvenute nel primo trimestre del 2013 è fissata come data ultima per il versamento il 16 giugno che, essendo di domenica, slitta a lunedì 17. Il pagamento della tassa sul licenziamento deve avvenire in un’unica soluzione e per ciò che riguarda il calcolo dell’importo, il datore di lavoro dovrà versare 483,80 euro per ogni 12 mesi di anzianità aziendale, con un importo massimo di 1451 euro.
In alcuni casi la tassa non è dovuta. In particolare non è dovuto il contributo di licenziamento, per il periodo 2013–2015, nei casi di licenziamenti effettuati in conseguenza di cambi di appalto, ai quali siano succedute assunzioni presso altri datori di lavoro, in applicazione di clausole sociali che garantiscano la continuità occupazionale prevista dai contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl) ovvero nei casi di interruzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato, nel settore delle costruzioni edili, per completamento delle attività e chiusura del cantiere, così come restano escluse dal ticket sul licenziamento le cessazioni intervenute a seguito di accordi sindacali nell’ambito di processi di riduzione di personale dirigente, conclusi con accordo firmato dall’associazione sindacale stipulante il contratto collettivo di lavoro della categoria.
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